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Una voce per Legnano

Storia

LA STORIA DELL’ORGANO

Il Re degli strumenti

Lo strumento che oggi chiamiamo organo a canne ha radici antichissime: già nell’antica Grecia veniva suonato l’hydraulis, organo alimentato ad acqua inventato da Ctesibio di Alessandria nel III secolo a.C. Nel Medioevo lo strumento si diffuse nelle chiese europee, assumendo un ruolo fondamentale nella liturgia e nella musica sacra. Con il tempo divenne sempre più complesso: si aggiunsero manuali, pedaliere e registri, e si svilupparono vere e proprie “famiglie” di canne che consentivano una grande varietà di timbri. Da allora l’organo ha accompagnato celebrazioni religiose, concerti e persino spettacoli teatrali: uno strumento monumentale, capace di spaziare dal sussurro al tuono, che ancora oggi affascina per potenza e bellezza.

COME SI SUONA UN ORGANO

Tra mani e piedi: l’arte di suonare l’organo

Suonare l’organo significa letteralmente “abbracciare” lo strumento. L’organista siede di fronte a una o più tastiere, dette manuali, mentre sotto i piedi si trova una pedaliera che permette di suonare le note più gravi. Ogni tastiera controlla una sezione dell’organo e, attraverso i registri, l’esecutore può combinare diversi suoni, imitando strumenti e colori musicali differenti. A differenza del pianoforte, l’organo non varia il volume in base alla forza delle dita: la dinamica dipende dalla scelta dei registri e dal controllo dei mantici che alimentano l’aria nelle canne. Coordinare mani e piedi richiede grande destrezza e sensibilità: l’organista costruisce veri paesaggi sonori, passando in un attimo da un sussurro a una piena sinfonia. È una danza silenziosa tra corpo e suono, in cui ogni gesto dà vita alla voce maestosa dell’organo.

IL REPERTORIO ORGANISTICO

La musica che dà voce all’eternità

Il repertorio organistico nasce con la musica sacra del Medioevo, quando l’organo divenne la voce sonora delle cattedrali. Inizialmente accompagnava il canto gregoriano, ma presto i musicisti iniziarono a scrivere brani autonomi, dando vita alle prime forme polifoniche. Nel Rinascimento l’organo fiorì nelle chiese italiane, grazie a maestri come Girolamo Frescobaldi, che lo trasformarono in un mezzo espressivo capace di dialogare con lo spazio sacro. Nel Barocco raggiunse l’apice con Johann Sebastian Bach, la cui musica unisce rigore architettonico e profondità spirituale. Nei secoli successivi, l’organo si adattò ai nuovi gusti romantici e sinfonici, diventando anche protagonista dei concerti grazie a compositori come César Franck e Charles-Marie Widor. Oggi il repertorio organistico abbraccia stili e linguaggi diversi, dal sacro al contemporaneo, mantenendo intatta la magia di uno strumento capace di unire tecnica, arte e fede in un’unica, potente voce.

I MAESTRI ORGANARI

I Maestri del suono

La storia dell’organo a Legnano è anche la storia dei suoi maestri costruttori, artigiani capaci di coniugare ingegno tecnico e sensibilità musicale. Tutto ebbe inizio con Giovanni Giacomo Antegnati, autore nel 1542 del primo organo della Basilica di San Magno: la sua scuola bresciana gettò le basi dell’arte organaria lombarda. Nel XIX secolo Legnano divenne un importante centro costruttivo grazie alla famiglia Carrera, attiva per oltre un secolo. Da questa bottega nacque Antonio De Simoni Carrera, ultimo erede di una tradizione di eccellenza, autore nel 1886 del magnifico organo di Sant’Ambrogio.

Nel Novecento la torcia passò alla Mascioni Organi di Azzio, tra le più rinomate in Italia, che restaurò e ridiede voce a molti strumenti storici, tra cui quelli legnanesi. Questi maestri hanno tramandato un sapere antico, trasformando il legno, il metallo e l’aria in musica: un’eredità che ancora oggi vibra nelle chiese dell’Alto Milanese.

GLI ANTEGNATI

Gli Antegnati: la dinastia del suono

Tra il Quattrocento e il Seicento, la famiglia Antegnati rese celebre nel mondo l’arte organaria italiana. Originari di Brescia, gli Antegnati costruirono oltre 150 strumenti, diffondendo un modello di equilibrio tra ingegneria, arte e spiritualità che ancora oggi ispira i maestri del settore. Il capostipite Bartolomeo Antegnati avviò la bottega nel XV secolo, ma fu con Giovanni Giacomo e Costanzo Antegnati che l’arte raggiunse il suo apice. A Giovanni Giacomo si deve, nel 1542, il primo organo della Basilica di San Magno a Legnano: uno strumento di straordinaria qualità fonica, tanto apprezzato da essere già citato nel Seicento come “opera rara, di bontà eccelsa”. Costanzo, autore del celebre trattato L’arte organica (1608), fissò per sempre le regole costruttive dell’organo rinascimentale italiano. Gli Antegnati furono veri scultori del suono, capaci di trasformare il respiro dell’aria in armonia: una tradizione che ancora oggi risuona nelle chiese lombarde.

COM’È FATTO UN ORGANO

Un gigante di legno e metallo

L’organo è un capolavoro di ingegneria e di arte sonora. All’interno della sua maestosa cassa si nasconde un complesso sistema di canne, tastiere e meccanismi d’aria. Le canne, realizzate in metallo o in legno, possono essere centinaia, o addirittura migliaia: ognuna produce un suono diverso, come una voce in un grande coro. L’aria necessaria a farle vibrare viene spinta dai mantici, oggi azionati elettricamente ma un tempo gonfiati a mano. Attraverso i manuali e la pedaliera, l’organista comanda il passaggio dell’aria alle canne tramite una rete di trasmissioni meccaniche o elettriche. I registri consentono di selezionare i vari timbri, mescolandoli per ottenere combinazioni sonore sempre nuove. L’insieme è un organismo vivo e complesso, in cui ogni parte collabora per creare un’unica, possente voce: quella dell’organo, il “re degli strumenti”, simbolo dell’armonia tra tecnica e spiritualità.

STORIA DELL’ORGANO DI SAN MAGNO

Cinque secoli di voce a Legnano

L’organo della Basilica di San Magno è un prezioso testimone della storia musicale e artistica di Legnano. Il primo strumento fu realizzato nel 1542 da Giovanni Giacomo Antegnati, uno dei più celebri maestri organari bresciani, e già nel Seicento veniva descritto come “opera tanto rara che pochi se ne trovano pari in bontà”. Nei secoli successivi lo strumento fu più volte ampliato e rinnovato: dai Carrera nel 1814 e nel 1842, a Luigi Bernasconi nel 1903, fino al rifacimento completo curato da Giorgio Maroni nel 1920, che introdusse la trasmissione pneumatica, mantenendo il pregiato materiale fonico antico. Oggi l’organo – collocato nella cantoria in controfacciata della basilica – conserva elementi originali di grande valore, come i sei mantici e le canne storiche. Il restauro del 2025 ne restituisce la voce, riportando alla città il suono che da quasi cinquecento anni accompagna la sua vita spirituale e culturale.

ORGANI A LEGNANO E NELL’ALTOMILANESE

Un territorio in musica

Legnano e l’Alto Milanese vantano una straordinaria tradizione organaria, con strumenti che raccontano cinque secoli di arte e devozione. Nella chiesa di Sant’Ambrogio a Legnano risuona l’organo costruito da Antonio De Simoni Carrera e ultimato nel 1886, mirabile opera che impiega pregiato materiale fonico di scuola Antegnati e Biroldi. Restaurato nel 1992 dalla ditta Mascioni, conta oltre 1200 canne e conserva una timbrica di sorprendente classicità e ricchezza. A Legnano si trovano anche gli organi delle chiese di San Domenico e del Redentore, testimonianze della continuità musicale cittadina. Nel territorio circostante spiccano l’organo Carrera (1841) della Prepositurale di Parabiago, il De Simoni-Carrera (1875) di Nerviano, e lo strumento Bernasconi di Canegrate. Insieme, questi organi formano una rete di suoni che intreccia storia, arte e spiritualità: un patrimonio diffuso che fa dell’Alto Milanese una vera “terra di musica”.

Il restauro

Valutato lo stato di conservazione del manufatto, ma soprattutto in considerazione delle modalità costruttive adottate è stata valutata l’impossibilità di proporre un restauro storico filologico.

Il delicato passaggio, avvenuto all’inizio del secolo scorso, comportante la modifica della trasmissione da meccanica integrale a pneumatica (o, peggio, mista) è stato caratterizzato da un cambio radicale del concetto di ‘trasmissione’, assai semplice in linea di principio ma molto complicato da un punto di vista strettamente progettuale ed esecutivo.

Giorgio Maroni ha interpretato con i propri limiti questa delicata fase di transizione e nelle sue opere, inclusa quella di San Magno, si sovrappongono componenti della tradizione più antica a parti trasmissive pneumatiche prive di una progettazione preliminare. Infatti, a distanza di pochi decenni, sono emersi tutti i problemi derivati dalla somma delle motivazioni sopra esposte.

La difficoltà nella realizzazione delle nuove canne indusse il Maroni a recuperare tutto quanto presente all’interno dello strumento avesse garantito un buon funzionamento e una durata nel tempo almeno pari alla macchina sottostante.
La nostra scelta è stata quella di ripensare e riprogettare la macchina organo conservando la parte storicamente più importante del canneggio esistente, opportunamente restaurato ed integrato in modo da ottenere uno strumento ben caratterizzato e funzionale. Il nucleo fonico ha al suo interno tre stratificazioni storiche: Gian Giacomo Antegnati 1542, Giovanni e Girolamo Carrera 1814, Giorgio Maroni 1920.

Lo spazio nella cassa è sicuramente sottodimensionato in relazione alla quantità di registri presenti; pertanto, sono state effettuate scelte tecnico artistiche utili ad ottenere uno strumento completo che valorizzi la parte fonica più antica e allo stesso tempo sia funzionale ed accessibile in ogni suo componente a garanzia di una corretta manutenzione futura.
L’organo è realizzato a trasmissione elettrica con somieri di tipo tradizionale “a tiro” a canale per tasto; questa trasmissione consente di poter realizzare uno strumento importante per la Basilica con un impianto ispezionabile.

L’organo è stato realizzato a due manuali e pedale con il riutilizzo parziale delle canne esistenti e con la seguente disposizione razionale dei corpi sonori: G. Organo e Pedale suddivisi per semitoni nelle torri laterali; organo Recitativo Espressivo al centro, nel punto di ribasso della cassa.

La consolle principale è stata collocata in cantoria e separata dalla cassa, in posizione rialzata e direzionata con l’organista rivolto verso la navata principale della chiesa.  Questa posizione dominante permette sia un miglior controllo dello strumento e dei cantori sia di avere una visione diretta verso l’abside.

Il motore e i mantici per l’alimentazione dei somieri sono situati nell’esistente vano posto a sinistra della cantoria, così come in origine.

Le canne di prospetto attuali sono state riutilizzate integralmente e tutte sonanti ripristinando il funzionamento delle canne maggiori del Principale 16’ del G. Organo che costituiscono i prospetti frontali delle torri.
L’aspetto esteriore del nuovo organo, a lavori completati, è identico al precedente (salvo per la consolle) in quanto la cassa non ha subito alcuna modifica.

COMPOSIZIONE FONICA A FINE LAVORI

Due tastiere di 58 note (Do-La)
Pedaliera di 30 note (Do-Fa)

GR. ORGANO

1. Principale 16’
2. Principale 8’
3. Flauto 8’
4. Dolce 8’
5. Unda Maris 8’
6. Ottava 4’
7. Flauto in VIII 4’ 
8. Duodecima 2.2/3’
9. Quinta Decima 2’
10. Ripieno grave 2 f. 
11. Ripieno acuto 4 f. 
12. Clarinetto 8’
13. Tromba 8’

RECITATIVO ESPRESSIVO

14. Bordone 8’
15. Viola da Gamba 8’
16. Voce Celeste 8’
17. Flauto ottaviante 4’
18. Nazardo 2.2/3’
19. Flautino 2’
20. Terza 1.3/5’
21. Fisarmonica 8’ 
22. Oboe 8’

PEDALE

23. Contrabasso 16’
24. Subbasso 16’
25. Basso 8’
26. Bordone 8’
27. Corno 4’
28. Bombarda 16’
29. Tromba 8’
30. Clarone 4’

SMONTAGGIO

I lavori di smontaggio con l’apertura del cantiere a Legnano sono iniziati il 22 ottobre 2024.

Tutte le componenti che non rientravano nel progetto di ricostruzione, ad eccezione delle canne e dei mantici sono state lasciate a disposizione della Committenza.

Le canne ed i mantici sono stati accuratamente imballati e trasportati presso il nostro laboratorio ad Azzio.

PROGETTAZIONE

Le basi per la realizzazione di uno strumento di qualità e dotato di buona affidabilità vengono gettate già nella fase di progettazione. 

Lo studio si è concentrato sulla collocazione dei corpi d’organo, la corretta disposizione dei registri sui somieri, la progettazione ingegneristica delle meccaniche, il dimensionamento dei ventilabri e dei canali dei somieri, il percorso e la sezione delle condotte porta-vento. 

Molti sono i parametri che, grazie all’esperienza e a complesse formule matematiche, ci permettono di arrivare a disegnare lo strumento nei minimi dettagli con la consapevolezza di ottenere il miglior risultato.

Il risultato di questi studi è rappresentato dal disegno tecnico-esecutivo di ogni componente dello strumento in modo che possa essere realizzato, assemblato e testato nel nostro salone di montaggio in laboratorio prima del montaggio in basilica a Legnano. Particolare attenzione in fase di progetto è stata riservata a garantire un facile e sicuro accesso per la manutenzione futura dello strumento.

Una seconda consolle, copia di quella in cantoria, è stata prevista a piano chiesa e dotata di una pedana mobile per poterla spostare a piacere in navata.

SOMIERI

I somieri maestri, appartenenti ai due manuali sono del classico tipo “a stecche”, a canale per tasto, affidabili ed efficaci. 

Il telaio e le coperte sono di rovere massello, le stecche di noce, i ventilabri di sceltissimo abete; questi ultimi sono guarniti di panno e pelle e dimensionati in base al volume d’aria richiesto per ogni canale.

La cura nella scelta del legname (senso della venatura) e gli incollaggi fenolici assicurano l’indeformabilità delle strutture lignee anche in presenza di importanti variazioni igrometriche. 

Le guarnizioni di tenuta d’aria sono in pelle d’agnello, le punte di guida in ottone, le molle dei ventilabri di acciaio armonico.

I crivelli dei somieri sono in abete massello.

Un attento studio grafico in fase progettuale garantisce ad ogni canna lo spazio e l’aria per una corretta pronuncia del suono, aspetto fondamentale per garantire un’ottima resa sonora dello strumento. 

I somieri di basseria e sussidiari sono stati realizzati in abete massello a valvole per nota in modo da consentirne il corretto utilizzo per trasmissione e prolungamento dei registri.

SOMIERE RECITATIVO

CASSA ESPRESSIVA

La cassa espressiva del II manuale, interamente realizzata in abete massello dello spessore di 50/60 mm., perfetto per l’insonorizzazione acustica: questo garantisce un importante effetto di crescendo dal pianissimo al forte con un’ampia dinamica del suono.

Le griglie sono posizionate anteriormente e in parte anche nella parte superiore della cassa. Anch’esse in abete massello di 50/60 mm. di spessore, sono apribili quasi a 90° e montate su perni dotati di cuscinetti a sfera, precisi e silenziosi nel movimento. Panni di battuta di adeguato spessore garantiranno maggior ermeticità alla chiusura.

L’apertura e chiusura delle griglie è regolata da un motore silenzioso ad apertura proporzionale per assecondare i comandi dell’organista.

TRASMISSIONI

La diposizione prevista dei corpi sonori nella cassa antica ha previsto l’ottimale utilizzo degli esigui spazi a diposizione per ottenere uno strumento bilanciato nella composizione dei manuali ed al contempo efficace nella diffusione delle sonorità verso la navata principale.

La trasmissione è di tipo elettrico tra consolle e somieri, il comando dei registri, anch’esso a trasmissione elettrica, è stato realizzato tramite solenoidi montati all’interno dei somieri per l’azionamento delle stecche.

MANTICI E IMPIANTI

Il vano murario esistente alla sinistra dello strumento, già contenente il motore e due mantici a lanterna, è stato riutilizzato come sede del nuovo impianto di alimentazione del vento.

I mantici esistenti sono stati integralmente restaurati nelle parti lignee mentre le stecche sono state reimpellate con uso di robuste pelli di montone e colla organica trattata a caldo.

Le condotte di distribuzione del vento sono state ricostruite in legno di abete per raggiungere i somieri dislocati nello strumento.

L’aria è fornita da un nuovo elettroventilatore di adeguata portata collocato nel vano murario.  

Le pressioni del vento sono differenziate per i diversi corpi sonori in accordo con l’intonazione prescelta per i vari registri: G.Organo 60 mm. , Espressivo 75 mm. , Pedale 85 mm. 

CONSOLLE

Due sono le consolle previste per l’organo, una in cantoria ed una a piano chiesa.

In comune avranno la disposizione di tutti i comandi, essenza della ricercatezza e dell’eleganza, dotate di grande ergonomicità con tutti i comandi a disposizione dell’organista. 

Sarà sistemata su una pedana al centro della cantoria con l’organista rivolto verso la navata della chiesa.

Tastiere
Le tastiere sono in finissimo abete rivestite in materiale a base minerale (i naturali) ed in ebano (i cromatici) e dotate di un piacevole e preciso “tocco”. I contatti sono realizzati con moderni sensori di prossimità insensibili al deposito di polvere e “programmabili” a piacere (punti di attacco e distacco di ogni singolo tasto) al fine di permettere il miglior controllo possibile da parte dell’organista.

Pedaliera
La pedaliera è, per entrambe le consolle, del tipo “concavo-parallela” con misure conformi alle norme internazionali europee. È realizzata con un telaio di noce massello e pedali in rovere con i cromatici placcati in ebano, guarnizioni in pelle e molle in acciaio armonico.

Comandi dei Registri
La registrazione è composta da placchette a bilico servoassistite e disposte in modo razionale ai lati e sopra le tastiere.
All’interno dello stesso corpo d’organo, l’ordine dei registri rispetta lo schema romantico/sinfonico con una progressione legata alle tessiture di ogni registro (prima i 16′ poi gli 8′ etc.) conservando i registri ad ancia alla fine della serie.

Combinazioni aggiustabili
La consolle è dotata di 6 combinazioni aggiustabili generali comandate da pulsanti posti sotto la prima tastiera, moltiplicate per 5.000 livelli per ogni organista.
Altri 2 pulsanti presenti sotto la prima tastiera permettono l’utilizzo in sequenza (“sequencer”) delle combinazioni aggiustabili memorizzate.

Ogni organista può essere dotato di una piccola chiave di prossimità (proximity sensor) che, avvicinata al sensore in consolle, configura automaticamente tutte le funzioni e le memorie pre-settate dall’organista stesso. Le memorie potranno anche essere salvate su chiavette usb in dotazione agli organisti.
Uno speciale display “touch screen” inserito in consolle permette la configurazione di differenti “profili” in base al numero degli organisti.
Il display riporta le informazioni salienti: pistoncino attualmente inserito, livello memoria utilizzato, posizione staffe crescendo ed espressione.

Pedaletti e staffe
All’asse dei pedaletti sono presenti una staffa per l’azionamento del Crescendo e una per il movimento delle griglie espressive del II manuale.
Le staffe sono rivestite in gomma antiscivolo.

Leggio e illuminazione
Il leggio sarà ampio per consentire la disposizione di più spartiti e regolabile in altezza.
L’illuminazione sarà realizzata in modo da diffondere la luce correttamente sugli spartiti e sulle tastiere; si utilizzerà la più recente tecnologia led a “luce calda”.
Sotto le tastiere altri punti luce permetteranno d’illuminare correttamente i comandi dei pedaletti e della pedaliera.

Panca
È realizzata in noce massello e dotata di facile regolazione pneumatica in altezza per consentire di raggiungere agevolmente il controllo della pedaliera.

FONICA ANTICA

L’intervento ha previsto la conservazione ed il riutilizzo della parte più antica della fonica superstite, nella fattispecie quella relativa all’opera degli Antegnati e dei Carrera.

Le canne riutilizzate nel nuovo organo sono state opportunamente restaurate. 

Quelle in lega sono state liberate dalla polvere mediante aria compressa e successivamente lavate a mano mediante una soluzione basica per la rimozione delle incrostazioni. Le canne sono poi state ulteriormente trattate mediante stracciatura umida.

Prima di intraprendere le operazioni di restauro si è proceduto con un riordino delle canne confrontando il materiale superstite con le indicazioni tratte dalla documentazione d’archivio e le segnature/modifiche rinvenute sui crivelli.

Si è proceduto a una scrupolosa analisi del materiale mediante rilievi dimensionali e di segnature al fine di poter classificare le stratificazioni storiche ed avere una mappa completa del materiale esistente.

A seguito di queste operazioni e scelte le canne da re-integrare, si è dato inizio al restauro delle canne metalliche recuperando la corretta geometria originale: le eventuali deformazioni al corpo e al piede sono state riprese con l’ausilio di forme adeguate.

Chiusi gli squarci alla sommità, sono state attentamente verificate e riprese le saldature lungo il corpo e lungo i piedi con lastre di lega omogenea. Particolare attenzione è stata riservata alla verifica dei corretti allineamenti dell’anima e delle bocche.

Le canne ad ancia sono state disossidate negli elementi in ottone verificando l’efficienza dei cunei di legno: tutti i canaletti sono stati puliti ponendo attenzione affinché offrano una superficie perfettamente piana all’azione vibrante delle linguette.

Le canne di legno, pulite e sottoposte a trattamento antitarlo, sono state restaurate eliminando le fessurazioni dovute alle contrazioni del legno. Successivamente sono state ritinteggiate secondo tradizione “a caldo” mediante una soluzione a base di terra rossa e di colle organiche.

LE NUOVE CANNE

Le canne nuove, ad integrazione dei registri restaurati, sono state costruite su diagrammi di misure che si integrano correttamente nella struttura fonica dello strumento e dei registri esistenti.

Quelle che sono andate a completare i registri antichi sono state realizzate su misure e leghe corrispondenti alle originali.

Sono state realizzate in lega di stagno e piombo variabile secondo le esigenze sonore di ciascun registro, ricavate da lastre fuse su tela nel nostro laboratorio e lavorate a mano. Sono dotate di un adeguato spessore a garanzia di stabilità e precisione del suono.

Le canne di legno sono state realizzate in abete esente da nodi ed a lungo stagionato; i coperchietti e le bocchette porta-vento di rovere, i tamponi dei registri tappati hanno guarnizioni di panno e pelle a garanzia di una buona tenuta; secondo la tradizione, le pareti interne sono state impermeabilizzate con colore a base di terra rossa e colla organica.

INSTALLAZIONE

Lo strumento è stato dapprima montato in laboratorio per consentire una verifica generale di corretto dimensionamento delle varie componenti.
Ultimati i lavori presso il nostro laboratorio, l’organo è stato smontato, imballato e trasportato in basilica a Legnano.
Qui sono iniziati i lavori di montaggio in cantoria ponendo la massima cura nei dettagli.

ARMONIZZAZIONE

L’armonizzazione è stata particolarmente curata e articolata nelle diverse fasi.
Dopo una prima sgrossatura d’intonazione in laboratorio di canne antiche e nuove ed una volta completate le operazioni di montaggio dell’organo in chiesa, è seguita la rifinitura di intonazione in relazione alla risposta acustica dell’ambiente e all’interazione tra le canne.
Il risultato fonico è sicuramente stato positivo, ogni registro risulta ben caratterizzato e allo stesso tempo ben si amalgama nel plenum.
Il corista risultante è stato: 445.36Hz a 18°C il Temperamento Equabile.

Il Restauro della cassa Lignea dell’Organo di San Magno

Dietro la voce dell’organo della Basilica di San Magno c’è un corpo altrettanto importante: la sua cassa lignea. Questo elemento non è un semplice rivestimento, ma una parte integrante dello strumento, capace di influenzarne la resa acustica, la percezione visiva e l’impatto architettonico all’interno della chiesa. La cassa che vediamo oggi è frutto di un intervento realizzato nel 1920 dall’organaro varesino Giorgio Maroni, in occasione dell’ampliamento novecentesco della basilica.
La sua forma non è casuale. Progettata dall’architetto Luigi Perrone ed eseguita dall’ebanista Antonio Galli di Inverigo, la cassa fu concepita con una caratteristica impostazione ad “U” per non coprire il grande rosone della facciata principale. Questa attenzione progettuale rivela quanto l’organo fosse considerato parte dell’architettura, e non un semplice arredo.
Un altro elemento significativo è la decorazione pittorica, realizzata dall’artista legnanese Gersam Turri, già autore degli interventi sulla volta interna. Osservando da vicino la cassa lignea, si riconoscono gli stessi motivi ornamentali presenti sulle superfici dipinte della basilica: un dialogo visivo che unisce strumento e edificio in un unico linguaggio decorativo.
Nel corso del tempo, la cassa ha subito i normali effetti dell’invecchiamento: depositi di polvere e cera, piccole deformazioni, ridipinture alterate, sollevamenti puntuali della pellicola pittorica e fragilità strutturali dovute all’azione dell’umidità. Inoltre, alcuni elementi metallici e torniti presentavano ossidazioni e indebolimenti. Tutti fenomeni tipici dei manufatti lignei storici.
Il recente restauro si è concentrato proprio su queste criticità. L’intervento ha previsto un’accurata pulitura delle superfici lignee e decorate, la rimozione di depositi incoerenti, la stesura di protettivi reversibili, la consolidazione delle parti indebolite e la ricucitura delle fessurazioni più evidenti. Le vernici ingiallite sono state trattate con delicatezza, nel rispetto del colore originale, e le parti metalliche sono state ripulite dagli ossidi.
Parallelamente, sono stati verificati e rinforzati i punti strutturali della cantoria, garantendo sicurezza e stabilità. Ogni fase è stata condotta secondo i principi della conservazione: minima invasività, reversibilità, riconoscibilità e rispetto dei materiali originali.
Il restauro della cassa si inserisce nel più ampio progetto di recupero dell’organo, attualmente affidato alla storica ditta Mascioni. Mentre lo strumento recupera la sua voce, la cassa ritrova la sua immagine autentica, permettendo al suono di risuonare in un contesto armonioso, coerente e bello.
Il risultato è il ritorno a uno stato di equilibrio estetico e funzionale: oggi la cassa lignea custodisce di nuovo lo strumento con dignità, dialoga con la luce del rosone e restituisce al visitatore un prezioso frammento della storia legnanese.

Restaurare non significa solo recuperare materia, ma anche proteggere memoria. Questo intervento riconsegna alla comunità un patrimonio artistico, musicale e liturgico che continua a vivere, a respirare e a raccontare.

1. ANALISI STATO DI FATTO

1.1 Indagini visive
Per una prima valutazione dello stato di conservazione si è proceduto con un’attenta OSSERVAZIONE VISIVA del manufatto. Le analisi e le indagini eseguite sono state finalizzate soprattutto alla verifica della consistenza dei manufatti lignei e delle superfici, per accertare le reali condizioni di dissesto e degrado.

In particolare, sono state rivolte alla:

valutazione dello stato di conservazione e caratterizzazione delle specie di legno della cassa;

analisi diagnostica dello stato di conservazione delle superfici con mappatura del degrado attraverso l’esame visivo con controllo di tutte le superfici, per una mappatura dei materiali presenti e per rilevare lo stato di conservazione dei singoli elementi.

Si è quindi proseguito con l’analisi delle tecniche costruttive per determinare i difetti e i limiti insiti in esse, le caratteristiche e l’entità stessa dei fenomeni di degrado successivi.

1.2 Analisi stato di conservazione
Ad una prima analisi visiva, il manufatto si presenta esteticamente omogeneo.
Il manufatto presenta una verniciatura in parte deteriorata dal tempo e in parte nascosta dai depositi di polveri coese.

Oltre alle perdite di materiale causato da insetti divoratori del legno, si registra anche la perdita di alcuni intagli dovute ad una mancata manutenzione ordinaria nei decenni passati.

Evidenti sono le mancanze dovute a smarrimento in seguito a distacco per perdita di potere adesivo della colla.
La cassa dell’organo si presenta in buone condizioni strutturali.
Limitate le parti con presenza copiosa di fori di sfarfallamento di tarli.
La decorazione in buone condizioni, eccettuate alcune zone.
Si evidenzia la presenza sulle lesene di quattro cerchi di 5 cm di diametro in cui la decorazione manca completamente.
Si evidenza, inoltre, la perdita di alcuni riccioli della decorazione lignea dorata.
La cassa dell’organo si presenta con due elementi verticali laterali e una parte centrale più arretrata e con altezza inferiore.
Una sagomatura ad altezza di circa 160 cm. corre lungo tutto il perimetro della “cassa” e ne ripartisce gli spazi verticali.
La parte centrale superiore è tripartita ad archi da lesene decorate mentre quella inferiore è vuota.

2. CRITERI E MOTIVAZIONI DELL’INTERVENTO

Con lo studio espletato è stata messa a punto una proposta progettuale ed operativa per il restauro ed il consolidamento della cassa dell’organo svolto d’intesa con gli incaricati della Parrocchia, la direzione lavori ed il rev. Parroco.
L’iter progettuale si è sviluppato nel rispetto della realtà storica con salvaguardia della sua storicità mediante una completa presa di coscienza di esso, con un progetto caratterizzato da un atteggiamento conservativo verso i valori storico-artistico dell’importante manufatto ligneo.
Il restauro dell’opera lignea volge alla verifica della funzionalità dello stesso in tutte le sue parti, ove è possibile, all’arresto del degrado e alla nobilitazione del manufatto attraverso il ripristino di un corretto equilibrio estetico delle superfici, proponendo una pulitura delle superfici controllata e non invasiva e la lucidatura secondo i metodi tradizionali antichi e nel rispetto della patina originale.
Si propone quindi una manutenzione il più possibile conservativa, pertanto si tenderà a realizzare solo le integrazioni di parti mancanti funzionali che, in accordo con la Committenza, la Direzione dei Lavori e gli Organismi di Tutela, risulteranno effettivamente necessarie.
Si limiterà inoltre l’uso della stuccatura solo alle parti che realmente necessiteranno, ad esclusione delle parti attaccate copiosamente da insetti divoratori del legno.

3. OPERATORI E INIZIO FINE LAVORI  

I lavori di restauro sono stati eseguiti da Casati Gianluigi e Casati Costantino titolari della ditta Casati Clemente Restauri s.n.c.
I lavori di restauro sono stati commissionati dalla parrocchia S. Magno di Legnano
Sono iniziati a maggio 2025 e sono stati completati a luglio 2025.

4. INTERVENTO DI RESTAURO

Opere di restauro.

  1. Pulitura;
    • Rimozione di polveri e depositi incoerenti. La pulitura di polveri e depositi superficiali incoerenti è stata effettuata tramite l’ausilio di pennelli a setole morbide e aspiratori con beccucci idonei. Questa operazione preliminare è propedeutica alle operazioni successive.
    • Rimozione di polveri e depositi coesi.  La pulitura dei depositi e di polveri coesi su tutta la superficie grezza è stata effettuata tramite soluzioni di tensioattivi a ph neutro;

La pulitura dei depositi e di polveri coesi su tutta la superficie decorata è stata effettuata tramite batuffoli di cotone idrofilo imbevuti di una soluzione di triammonio citrato. 

Questa operazione ha ripristinato la corretta visione del manufatto.

  1. Consolidamento delle parti instabili
    • Sono stati rimossi di tutti gli elementi precari tramite cunei di legno atti a non rovinare le superfici a contatto;
    • Sono stati rimossi i residui di colla e polveri dalle superfici a contatto;
    • Sono stati ricollocati in sede tramite adesivi idonei ed elementi di pressione atti a garantire il giusto collocamento dei pezzi durante il tempo di presa dell’adesivo.
  1. Integrazioni di parti mancanti con specie legnose identiche;
    • È stata individuata la specie legnosa con cui ricostruire gli elementi mancanti;
    • Sono stati ricostruiti gli elementi mancanti;
    • Infine, sono stati collocati in sede tramite adesivi idonei ed elementi di pressione atti a garantire il giusto collocamento dei pezzi durante il tempo di presa dell’adesivo;
  1. Riduzione fessurazioni;
  • Le fessurazioni di pochi millimetri sono state ridotte tramite l’inserimento di liste di legno della medesima specie e dallo spessore idoneo vincolate alla struttura tramite adesivi idonei. 
  1. Trattamento di disinfestazione con antitarlo liquido delle porzioni di manufatto interessate da precedenti infestazioni;
  • tramite pennelli a setole morbide è stato applicato uno strato di antitarlo liquido sulle porzioni di manufatto interessate da pregresse infestazioni. Questa operazione efficace contro gli insetti divoratori del legno consente di stabilizzare il legno riducendo l’assorbimento di umidità ed il ritiro in clima secco, salvaguardando il legno da batteri e prevenendo ulteriori infestazioni.
  1. Stuccatura fori di sfarfallamento;
  • Sono stati riempiti i fori di sfarfallamento con un preparato di colla forte, gesso e terre colorate.  Questa operazione ha consentito di ricreare una superficie piena, cromaticamente omogenea con la venatura del legno.
  1. Armonizzazione degli elementi lignei integrati con pigmenti naturali;
  • L’ Integrazione cromatica con pigmenti naturali ha restituito una visione il più possibile armoniosa di tutti gli elementi ricostruiti senza peraltro mascherare la reale datazione degli elementi riprodotti. 
  1. Armonizzazione con pigmenti naturali;
  • L’ armonizzazione di tutta la superficie policroma con pigmenti naturali ha restituito una visione il più possibile armoniosa di tutto il manufatto nel suo complesso
  1. Protezione finale della pellicola pittorica a base di resine alifatiche;
  • Applicazione su tutta la superficie policroma tramite pennelli a setola morbida di un sottile strato di Regalrez 1094. Questa operazione è finalizzata alla protezione della pellicola pittorica e alla uniformità della restituzione cromatica.