Sta felicemente arrivando alla sua conclusione, l’opera di restauro dell’organo della Basilica di San Magno e, sul serio, nessuno sa come tornerà a suonare.
Proprio così, poiché si tratta di uno strumento antico che ha smesso di suonare una quarantina di anni fa, e che nel tempo, dalle origini, ha subito diversi rimaneggiamenti e sostituzioni, nonché aggiunte di canne, fino all’ultimo restauro di questi mesi, che sta creando curiosità ed attesa, proprio per quale timbro avranno le prime note.
Non possono dirlo nemmeno i test che sta eseguendo il restauratore, la Mascioni Organi di Azzio, in provincia di Varese, che ne sta curando il ripristino: nei laboratori le canne del prestigioso manufatto suonano diversamente, rispetto a quando saranno riposizionate nella nuova cantoria della basilica, il cui recupero è stato affidato alla Casati Restauri di Besana Brianza.
Il restauro è reso possibile grazie al contributo di Sironi Gioiellieri, in occasione del 150esimo anniversario della nota azienda orafa di famiglia, che in questo modo, sostenendo le spese del restauro, intende “restituire” alla città il senso delle proprie occasioni di successo ed affermazione.
L’organo è del 1542. Ampliato nel 1814, rifatto nel 1920 con l’introduzione della trasmissione pneumatica, da anni non è funzionante sia a causa delle pelli esauste, sia per i cedimenti strutturali di molte parti della “macchina”.
Ma il prossimo 27 novembre tornerà a suonare, con un concerto inaugurale, sotto le mani esperte del Maestro Emanuele Carlo Vianelli.
Seguiranno una mostra dedicata in Sala Stemmi a Palazzo Malinverni, con immagini e pezzi originali dell’organo, quindi la visita delle scuole.
Come è stato spiegato durante una presentazione ufficiale del restauro, sono tre anni che a Legnano se ne parla, grazie anche all’interessamento di Barbara Berlusconi Maestro di musica, e di mons. Angelo Cairati, prevosto di Legnano.
Il bene è di tutti, e il vice sindaco Anna Pavan ha salutato il restauro sottolineando come la comunità legnanese sia attiva ed attenta al patrimonio culturale locale. Una perfetta sinergia, in questo caso, tra pubblico e privato.
“Sono emozionato nel presentare il progetto che sta giungendo al termine. Per me e per la mia famiglia è un grande orgoglio. Il lavoro che ho potuto vedere alla Mascioni è stato incredibile, e per il 99% eseguito a mano”, ha detto Gianmarco Sironi.
“E’ stato un privilegio per noi mettere mano su questo strumento. E’ stato come un lavoro di archeologia, dove si scava, si scava e si vede cosa viene fuori. Un manufatto straordinario”, ha commentato Andrea Mascioni.
Unica curiosità non risolta è il costo dell’intervento, intenzionalmente non rivelato. Si sa che anche la CEI, la Conferenza Episcopale Italiana ha dato l’ok per il recupero dell’8×1000 alla causa dei lavori e, come indicato da mons. Cairati, esiste un capitolo CEI dedicato agli organi delle chiese che spiega l’entità delle donazioni. (Per chi volesse fare due calcoli).
Da SetteNews:
https://www.settenews.it/restauro-dellorgano-della-basilica-di-san-magno-chissa-come-suonera/